Difesa comune europea passa per i singoli Stati
Macron: "Dobbiamo fare passi avanti per andare molto più veloci e molto più forti"

Per arrivare a creare una difesa comune europea occorre innanzitutto partire con il rafforzamento dei singoli eserciti nazionali. Con lo scoppio del conflitto in Ucraina sembra che questo passaggio sia sempre più ritenuto necessario e condiviso dagli altri Paesi dell'Unione europea.
"La nostra difesa europea deve fare un nuovo passo". La guerra in Ucraina deve "spingerci ad andare molto più veloce e molto più forte" aveva dichiarato nei giorni scorsi il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Per questo motivo il capo dell'Eliseo ha avviato vasti progetti industriali con la Germania, invocato la creazione di una strategia di intervento militare europeo, invitato alla lotta comune contro il terrorismo nel Sahel, difeso l'idea di una "autonomia strategica" nel Vecchio continente.
Oggi la situazione è molto disomogenea tra gli Stati membri. Solo pochi Francia, Grecia, Stati baltici, Romania e Croazia hanno destinato almeno il 2% del loro Pil alla difesa, come richiesto dalla Nato (North Atlantic Treaty Organization). Il conflitto ucraino ha smosso Germania e Danimarca che, messe da parte le remore iniziali, aumenteranno il budget per la difesa. Anche l'Austria potrebbe farlo.
Da parte sua Bruxelles ha istituito un fondo europeo di difesa da 8 miliardi di Euro ed uno per la pace di oltre 5 miliardi, ma attualmente la sua difesa dipende dell'Alleanza Atlantica. Inoltre, manca ancora una dottrina comune: un piano strategico è atteso per marzo e dovrebbe indicare le minacce comuni e le azioni per rispondervi.
AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency