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Il terrorismo come prosecuzione impropria della politica e dell’ideologia

Il mondo dell’aviazione europea come possibile bersaglio tattico

Nel diritto internazionale con il termine terrorismo si indicano quelle azioni criminali violente e premeditate aventi lo scopo di suscitare terrore nella popolazione. È difatti notorio come tale attività preveda l’esecuzione di attentati, omicidi, stragi, sequestri e, specialmente in ambito aeronautico, sabotaggi e dirottamenti.

Storicamente molteplici sono le matrici dalle quali sono emerse siffatte azioni ma è pacifico (sic) pensare alle motivazioni religiose e politiche come quelle che principalmente insanguinano molte società del mondo contemporaneo.

E se l’attribuzione di “organizzazione terroristica” è spesso fonte di ambiguità e di non univoca condivisione, che nel tempo un’organizzazione può entrare o uscire dalla black-list stilata ed aggiornata periodicamente dall’Onu, quel che è certo sono gli effetti che tali azioni producono sulle persone e sulle società: paura, ansia, stasi economica, estremismi e nazionalismi.

Altrettanto palese inoltre il sostrato sul quale queste male erbe si innestano: crisi sociali, guerre a bassa intensità, malessere e povertà sociale.

Di debito conto quindi le recenti dichiarazioni del portavoce dello Stato islamico, Abu Omar al-Muhajir, che è tornato a minacciare l’Occidente spingendo la propria organizzazione ed i possibili lupi solitari ad agire sfruttando la confusione provocata in Europa dalla guerra in Ucraina.

Per tali considerazioni il mondo aeronautico deve immantinente considerare tali possibilità dirette verso aeroporti, vettori aerei , passeggeri.

Certo infatti vengono subito in mente le immagini dell’11 settembre, ma anche quelle del volo Pan Am 103 che fu fatto esplodere nel 1983 provocando 270 morti; quelle dei due attentati realizzati all’aeroporto di Fiumicino: nel 1973 ci furono 34 morti ed innumerevoli feriti, nel 1985 invece 13 morti e 76 feriti.

A tutt’oggi potrebbe essere quindi necessario coordinare azioni proattive e preventive per impedire o quantomeno contenere possibili azioni terroristiche indirizzate verso obiettivi sensibili quali le infrastrutture aeroportuali. Si pensi ad esempio a Israele. Per raggiungere l’aeroporto "Ben Gurion" è necessario superare sei cerchi concentrici di progressive misure di sicurezza che non sempre sono palesi o ritardano gli imbarchi. Grazie all’adozione di siffatte strette misure di sicurezza mai nessun aereo decollato dall’aeroporto è mai stato dirottato.

Ancora, si pensi al sistema point-to-point europeo che innerva la rete aeroviaria europea, formata questa da molti piccoli aeroporti che non sempre hanno il sentore del rischio terroristico; sia dal lato landside, con pochi controlli mirati a determinate minacce, sia lato airside, con i droni già utilizzati per azioni di lotta armata terroristica.

Il mondo aeronautico deve quindi agire proattivamente, in special modo nell’attuale contingenza storica, disponendo quanto prima della tecnologia (vedi AVIONEWS) e delle risorse umane necessarie al contenimento di eventuali azioni violente. Un attentato potrebbe ulteriormente ed irreversibilmente minare la fiducia delle persone nel volo.

red - 1244231

AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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