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Storia di ordinaria follia per una ex-dipendente Alitalia

Licenziata e poi reintegrata deve pagare 42 mila Euro all'Inps per la "Legge Fornero"

Licenziata e riassunta in Alitalia, ora deve pagare 42 mila Euro all'Inps in base alla "Legge Fornero". È questo, in estrema sintesi, il dramma che sta vivendo una signora di oltre cinquant'anni, di cui vengono riportate dalle agenzie solo le iniziali di nome e cognome: C.P. La donna è finita nel vortice della vicenda Alitalia-ITA Airways. Alcuni mesi fa non è stata assunta in ITA Airways: ora l'Inps le chiede oltre 40 mila Euro come restituzione delle somme ricevute sotto forma di ammortizzatori sociali dopo che era stata licenziata. Questo, ripetiamo, è uno degli effetti della "Legge Fornero" del 2011. 

La storia della signora ultracinquantenne parte dal 2003, quando viene assunta in AirOne, presa dal collocamento speciale riservato agli invalidi: sei anni dopo entra in Alitalia-Cai (Compagnia aerea italiana), primo step verso il baratro della ex-compagnia di bandiera, acquisita nel 2009 dalla holding visto che era già in amministrazione straordinaria. La donna viene assunta con un contratto a tempo indeterminato part-time, 5 ore al giorno, 25 ore alla settimana ed uno stipendio di circa 1100 Euro netti al mese. 

A novembre 2014, la signora viene licenziata da Alitalia-Cai, pur se tutelata dalla legge sui minimi obbligatori del personale disabile. A quel punto si rivolge al tribunale di Civitavecchia: nel frattempo viene posta in mobilità per due anni con una retribuzione integrata dal Fondo di solidarietà del trasporto aereo che fa capo all'Inps: riceve 850 Euro netti al mese. 

Ai primi due anni se ne aggiungono altri due. Intanto, il tribunale di Civitavecchia, pur riconoscendo l'illegittimità del licenziamento, nel 2015 dichiara risolto il rapporto di lavoro. Alitalia viene condannata a pagare un'indennità di 12 mesi pari a 15.627 Euro netti ma il legale di C.P. si oppone.

Nel 2019 la sentenza di primo grado viene confermata in appello: la signora C.P. va reintegrata. Ecco dunque che la donna torna a lavorare e ci resta fino a settembre 2021, quando ITA prende il posto di Alitalia. A quel punto rimane di nuovo senza lavoro: ITA Airways di Alfredo Altavilla non la vuole e lei rimane a spasso come tanti altri dipendenti. Alla signora, però, arriva anche questa botta da 42 mila Euro dall'Inps che richiede di rimborsare quanto le è stato versato sotto forma di ammortizzatori sociali per quattro anni, ossia dal momento in cui è stata licenziata a quello in cui è stata reintegrata al lavoro. 

Il ragionamento dell'Inps è questo: il reintegro scatta dal giorno in cui la persona è stata licenziata per cui, se venisse riconosciuto anche il pagamento degli ammortizzatori, è come se la persona stessa fosse pagata due volte. Prima della "Legge Fornero", di fronte a vicende come quella della signora in questione, dopo il reintegro era l'azienda che doveva farsi carico del pagamento di tutti gli stipendi arretrati dal momento del licenziamento fino alla reintegrazione al lavoro. 

Oggi, dopo la "Legge Fornero", non è più così: nel caso in cui il licenziamento venga ritenuto illegittimo, il datore di lavoro deve pagare, al massimo, una specie di penale, mai superiore a dodici mensilità. Se poi arriva la sentenza di reintegro al lavoro arriva la batosta del rimborso degli ammortizzatori percepiti: questa volta la mazzata è sul lavoratore. 

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AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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