Da quando in estate l'agenzia federale russa per il trasporto aereo, Rosaviatsia, ha messo fine alle restrizioni pandemiche sui viaggi, i collegamenti nazionali hanno registrato una crescita costante. Tanto che nel mese di ottobre c'è stato un aumento del +4% rispetto al 2019. È quanto emerge dal monitoraggio condotto dall'International Business Air (Iba), una società di consulenza per il settore aviazione. 

Si tratta di una performance a cui in Occidente pochi credevano. Le sanzioni economiche comminate contro Mosca dopo l'invasione militare russa in Ucraina, infatti, continua ad impedire l'accesso ai pezzi di ricambio e ad alcune competenze necessarie in materia di manutenzione. 

La maggior parte degli aerei di fabbricazione occidentale può operare senza troppa manutenzione nel breve periodo, ma le autorità russe "non vogliono che gli aeromobili volino in condizioni non idonee". Mentre per quelli che devono essere sottoposti ad "importanti controlli dopo 6 o 12 anni, le compagnie avranno problemi", perché "i pezzi di ricambio e le strumentazioni sono tutte abbastanza specifiche", spiega Phil Seymour, presidente di Iba. 

Parole che fanno eco a quelle dichiarate il mese scorso dall'amministratore delegato di Airbus, Guillaume Faury: "Siamo preoccupati per le condizioni di manutenzione, perché in realtà gli aerei volano molto. A causa delle sanzioni, non possiamo monitorare e fornire assistenza come in tempi normali. E questo sta creando qualche preoccupazione sul fronte della sicurezza". 

Il volume di viaggi aerei domestici in Russia è risalito quindi a livelli mai visti prima della pandemia di Covid-19. Situazione che sotto il profilo della sicurezza, almeno a lungo termine, suscita preoccupazione tra i dirigenti delle compagnie di leasing occidentali, che in Russia hanno oltre 500 velivoli noleggiati attualmente in servizio.

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