Come la guerra in Ucraina sta ridisegnando la mappa del traffico aereo
Chi ci guadagna e chi ci perde

Putin sta utilizzando lo spazio aereo russo come ulteriore arma in risposta alle sanzioni che il mondo occidentale ha dispiegato per placare i venti di guerra.
I vettori aerei di 36 Stati nazionali, allineati con la visione del mondo occidentale, sono stati interdetti dall’utilizzare il territorio russo per atterrare, decollare, sorvolare gli spazi aerei della Federazione russa. Ciò sta modificando molte rotte intercontinentali, da e per l’est, che sorvolano l’immenso territorio russo. Sino ad ora sono state 221 le tratte cancellate tra Europa ed Asia.
Finnair, operante come vettore aereo nazionale per la Finlandia, ha cancellato le proprie rotte orientali: Seoul, Osaka, Tokyo, Shanghai e Guangzhou. Il territorio finlandese, confinante con quello russo, era una vera e proprio testa di ponte per l’Estremo Oriente. Non utilizzandolo, la nuova rotta Helsinki-Tokyo dovrebbe prevedere ulteriori 3700 km; insostenibile.
Gli altri vettori europei operanti sulle tratte intercontinentali orientali al momento non hanno subito estremi contraccolpi perché il Covid aveva già bloccato la maggior parte dei voli. Certamente livelli di traffico similari al 2019 potrebbero ridisegnare la mappa dei collegamenti a favore dei vettori medio orientali.
Questi, nella fattispecie Emirates, Etihad, Qatar Airways, aeronauticamente agguerriti ed ancora sospinti da una forte congiuntura espansiva, volano senza restrizioni sui cieli russi utilizzando prevalentemente le rotte polari per i collegamenti con il continente americano.
Stessa possibilità per le aviolinee cinesi; senza limitazioni, volano normalmente verso l’Europa, specialmente con i cargo.
Le compagnie del sub-continente indiano devono invece affrontare due deviazioni: l’una necessaria ad evitare lo spazio aereo afghano, poco sicuro e privo di minime condizioni di sicurezza in caso di dirottamenti tecnici o emergenziali; l’altro precipuo ai territori ucraini, interdetti a tutti i voli civili.
Si aggiunge a ciò la logica alla base delle reciproche sanzioni, del "tit-for-tat", pan per focaccia di marca anglosassone, che ha in ogni caso maggiori ripercussioni sistemiche per la Russia che non per l’Occidente; queste interdizioni pesano infatti molto sulla bilancia finanziaria relativa al pagamento delle tasse di sorvolo, riducendo i notevoli flussi di valuta estera in ingresso che finanziano inoltre anche Aeroflot, per il 51% posseduta dallo Stato.
Invece per le compagnie europee impegnate nelle tratte intercontinentali verso l’Est ripercussioni sul costo dei biglietti ci saranno, se la guerra durerà oltre i 30 giorni, con i rincari dovuti al maggior consumo di carburante.
Un ulteriore variabile dipendente che sta intervenendo è quindi quella legata ai nuovi flussi di traffico: la Romania sta gestendo un aumento del 40% sull’utilizzo del proprio spazio aereo, così come i Paesi ad est del Mar Nero: Kazakhistan, Azerbaigian, Georgia.
Ulteriore conseguenza dell’assenza di collegamenti "point-to-point" tra Europa e Russia è l’aumento in termini di frequenze dei voli su tratte laterali: Turchia ed Emirati Arabi stanno infatti facendo da ponte inconsapevole per aggirare i divieti imposti ai voli diretti.
A ciò si aggiunga che sono pari a zero i flussi ucraini.
Sull'argomento vedi anche la notizia pubblicata da AVIONEWS.
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